L’affollata solitudine della natura al Parco Archeominerario di San Silvestro
Per anni gli uomini di San Silvestro, in Val di Cornia, hanno tralasciato di studiare e osservare la natura sotto il cielo, per concentrare invece l’attenzione sul mondo sotterraneo ricco di minerali.
Ce lo racconta Francesco Camerini nel suo intervento pubblicato sulla Guida del Parco Archeominerario di San Silvestro.
“Gli uomini di questa terra hanno avuto occhio e attenzione solo per le rocce.
Non si facevano distrarre dalla bellezza del paesaggio, dai boschi di sughere e di castagni, dal volo dei rapaci sulle frontiere fra terra e mare. Non avevano tempo, avevano altro per la testa.
Cercavano le tracce dei filoni sotterranei dei minerali.
È come se i naturalisti si fossero raramente avventurati sui sentieri che conducono alla Rocca di San Silvestro. Come se questo territorio fosse appartenuto, per oltre duemila anni, solo a chi voleva sprofondare nelle sue viscere.
Forse per questo la storia naturalistica del territorio di questo Parco non ha avuto cronisti. Sono poche le annotazioni, i diari, gli appunti di viaggiatori che raccontano della natura di queste colline rocciose. Poche osservazioni storiche su vegetazione e animali.
Terra per geologi, questa.
Peccato essere stati così disattenti, peccato non aver alzato gli occhi verso il cielo: avrebbero subito notato i biotopi classici dell’Alta Maremma, avrebbero descritto l’incrocio fra i paesaggi marini e quelli del retroterra della Toscana e narrato della macchia a ginepri (Juniperus communis) o dei cespugli di corbezzolo (Arbutus unedo) che battagliano incessantemente con la presunzione degli alberi ad alto fusto.
A volte la natura di San Silvestro sembra assecondare il vostro umore: sa confondere cuore e mente mischiando la dolcezza del Mediterraneo alla forza del libeccio o alla ruvidezza di un mondo di rocce”.